Pechino (Cambaluc)

Pagamento delle imposte

La carta-moneta in uso nel territorio del Gran Khan

Un ritratto del Gran Khan

Riassunto:

Cap. LXXXI: Della moneta del Gran Cane.

A questo punto, Polo racconta della zecca del Gran Can e della produzione delle banconote, ricavate dalle fibre delle foglie di gelso. Tutti i popoli e i regni che appartengono alla sua signoria devono pagare con questa moneta, pena, la condanna a morte. Polo poi calcola il valore di questa a Venezia.

Cap. LXXXIV: Come 'l Gran Cane aiuta sua gente quando è pistolenza di biade.

A questo punto, Polo racconta della zecca del Gran Can e della produzione delle banconote, ricavate dalle fibre delle foglie di gelso. Tutti i popoli e i regni che appartengono alla sua signoria devono pagare con questa moneta, pena, la condanna a morte. Polo poi calcola il valore di questa a Venezia.

Cap. LXXXVIII: Della carità del Signore

Quando in un territorio, carestia, siccità o inondazioni danneggiano il raccolto, il Gran Can non riscuote da queste popolazioni il dazio dovuto, ma invia loro il necessario in modo che abbiano da riseminare e da sfamarsi fino a nuova stagion

Il palazzo del Gran Khan

La carta-moneta in uso nel territorio del Gran Khan

Cap. LXXXI: Della moneta del Gran Cane.
Egli è vero che in questa città di Cambaluc è la tavola del Grande Sire; e è ordinato in tal maniera che l’uomo puote ben dire che ’l Grande Sire àe l’archimia perfettamente; e mosteròvilo incontanente. Or sappiate ch’egli fa fare una cotal moneta com’io vi dirò. Egli fa prendere scorza d’un àlbore ch’à nome gelso – èe l’àlbore le cui foglie mangiano li vermi che fanno la seta –, e cogliono la buccia sottile che è tra la buccia grossa e ’l legno dentro, e di quella buccia fa fare carte come di bambagia; e sono tutte nere. Quando queste carte sono fatte cosí, egli ne fa de le piccole, che vagliono una medaglia di tornesegli picculi, e l’altra vale uno tornesello, e l’altra vale un grosso d’argento da Vinegia, e l’altra un mezzo, e l’altra 2 grossi, e l’altra cinque, e l’altra dieci, e l’altra un bisante d’oro, e l’altra due, e l’altra tre; e cosí va infino dieci bisanti. E tutte queste carte sono sugellate del sugello del Grande Sire, e ànne fatte fare tante che tutto ’l tesoro (del mondo) n’appagherebbe. E quando queste carte sono fatte, egli ne fa fare tutti li pagamenti e spendere per tutte le province e regni e terre ov’egli à segnoria; e nesuno gli osa refiutare, a pena della vita. E sí vi dico che tutte le genti e regioni che sono sotto sua segnoria si pagano di questa moneta d’ogne mercatantia di perle, d’oro, d’ariento, di pietre preziose e generalemente d’ogni altra cosa. E sí vi dico che la carta che si mette (per) diece bisanti, no ne pesa uno; e sí vi dico che piú volte li mercatanti la cambiano questa moneta a perle e ad oro e a altre cose care. E molte volte è regato al Grande Sire, per li mercatanti che vale quattrocentomila bisanti e ’l Grande Sire fa tutto pagare di quelle carte, e li mercatanti le pigliano volentieri, perché le spe(n)dono per tutto il paese. E molte volte fa bandire lo Gra(nde) Kane che ogni uomo ch’àe oro o ariento o perle o priete preziose o alcuna altra cara cosa, incontanente l’abbi a porta[r]e a la tavala del Grande Sire, e egli le fa pagare di queste carte; e tanta gliene viene di questa mercatantia che è uno miracolo. E quando ad alcuno si rompe e guastasi alcuna di queste carte e egli vae a la tavola del Grande Sire, incontanente gliele cambia e (ègli) data bella e nuova, ma sí gliene lascia tre per cento. Ancora sappiate che se alcuno vuole fare vasellamento d’ariento o cinture, e egli vae a la tavola del Grande Sire, dell’ariento del Grande Sire gliene dà tanto quanto vuole per queste carte, secondo che si spendono. E questo è la ragione perché ’l Grande Sire dé avere piú oro e piú ariento che niuno signore del mondo; e sí vi dico che tra tutti li signori del mondo non ànno tanta ricchezza com’à ’l Grande Kane solo. Or ò contato della moneta de le carte; or vi conterò de la segnoria de la città di Cambaluc.

Parafrasi
Dovete sapere che nella città di Cambaluc vi è la zecca del gran can; ed è regolata in modo che si può proprio dire che il signore conosce perfettamente l’alchimia e ve lo dimostrerò immediatamente. Egli fa fare la moneta nel modo seguente. Fa prendere la scorza di un albero che si chiama gelso ed è l’albero le cui foglie mangiano i bachi da seta. Si toglie quella buccia sottile che sta tra la scorza e il legno, e con questa si fanno dei fogli, che sembrano di stoffa e sono tutti neri. Fatti questi, li si tagliano di varia misura che valgono una metà di un tornesello piccolo, o un tornesello, oppure un grosso d’argento di Venezia, o un mezzo, o due grossi, cinque, o dieci, o ancora un bisante d’oro, o due o tre, e così fino a dieci bisanti. E tutti questi fogli recano il sigillo del signore, il quale ne ha fatti tanti che con essi potrebbe pagare tutto il suo tesoro. Il Gran Can fa eseguire con queste monete tutti i pagamenti e le fa spendere in tutte le provincie, regni e territori sotto il suo dominio, e nessuno osa rifiutarle perché sarebbe punito a morte. Quindi tutti i popoli e i regni che appartengono alla sua signoria pagano con questi fogli qualsiasi merce, perle, oro, argento, pietre preziose, qualunque cosa. Eppure io vi dico che la carta con il valore di dieci bisanti non ne pesa neanche uno e i mercanti sovente le cambiano con perle, oro e altre cose costose. A volte essi portano al Gran Can merci d’oro e d’argento per quattrocentomila bisanti ed egli le paga tutte con quei fogli ai mercanti li accettavano volentieri perché li spendono in tutto il paese. Ogni tanto il signore fa dire dal banditore che chiunque abbia oro, argento o perle o pietre preziose o altri oggetti pregiati li deve presentare alla sua zecca e gli saranno pagati con questi fogli, gli arrivano così tante di quelle merci che è un miracolo. Chi ha monete rotte o guaste le porta alla zecca e immediatamente gli vengono cambiate con altre belle e nuove, ma deve lasciarne giù il tre per cento. Dovete ancora sapere che se qualcuno vuol fare recipienti o cinture d’argento, può andare alla zecca del signore e può avere quanto metallo vuole pagandolo con questo fogli. Per questo motivo il Gran Can deve avere più oro e più argento di qualsiasi altro signore al mondo; infatti, tutti i sovrani messi insieme non possiedono tanta ricchezza quanto il Gran Can da solo. Fin qui vi ho raccontato dei fogli che servono da moneta, ora vi dirò della signoria della città di Cambaluc.

Cap. LXXXIV: Come ‘l Gran Cane aiuta sua gente quando è pistolenza di biade.
Or sappiate ancora per verità che ’l Grande Sire manda messaggi per tutte sue province per sapere di suoi uomini, s’egli ànno danno di loro biade, o per difalta di tempo o di grilli, o per altra pistolenza. E s’egli truova che alcuna sua gente abbia questo danaggio, egli no gli fa tòrre trebuto ch’egli debbono dare, ma falli donare di sua biada, acciò ch’abbiano che seminare e che mangiare. E questo è grande fatto d’un signore a farlo. E questo fa la state. Lo verno fa cercare se ad alcuna gente muore sue besti’, e fae lo somigliante. Cosí sostiene lo Grande Sire sua gente. Lasciaremo questa maniera, e diròvi d’un’altra.

Parafrasi
Dovete sapere che il gran signore manda messaggeri in tutte le province per informarsi se i suoi uomini abbiano subito dei danni al raccolto causati dal cattivo tempo, dalle cavallette o da altro flagello. Se viene a sapere che qualche popolazione del suo impero è in tal modo danneggiata, egli non preleva il tributo a lui dovuto, ma fa loro invece distribuire la sua biada, perché ne abbiano per seminare e per mangiare; e questo è un gesto straordinario da parte di un signore. Questo egli fa l’estate; l’inverno manda a chiedere se in qualche territorio vi sia moria di bestiame, e compie il medesimo gesto; e così il gran signore aiuta i suoi. Ora lasciamo questo argomento e passiamo ad altro. Dovrete sapere che il Gran Can ha ordinato che lungo tutte le strade maestre esistenti nei suoi domini siano piantati su margini degli alberi a due passi l’uno dall’altro; e questo perché i mercanti, i messaggeri, o altra gente non possano sbagliare strada quando si spostano in luoghi deserti. Questi alberi sono tanto alti che si possono vedere bene da lontano. Vi ho parlato delle strade, adesso vi parlerò d’altro..

Cap. LXXXVIII: Della carità del Signore
Or vi conterò come ’l Grande Signore fa carità a li poveri che stanno in Cambaluc. A tutte le famiglie povere de la città, che sono in famiglia 6 o 8, o piú o meno, che no ànno che mangiare, egli li fa dare grano e altra biada; e questo fa fare a grandissima quantità di famiglie. Ancor non è vietato lo pane del Signore a niuno che voglia andare per esso; e sappiate che ve ne va ogne die piú di trentamila; e questo fa fare tutto l’anno. E questo è grande bontà di signori, e per questo è adorato come idio dal popolo. Or lasciamo de la città di Cambaluc, e enterremo nel Catai per contare di grandi cose che vi sono.

Parafrasi
Ora vi racconterò come il Gran Can fa la carità ai poveri che abitano a Cambaluc. A tutte le famiglie povere della città, a quelle che sono composte di sei, otto o più persone e non hanno da mangiare, egli fa dare grano e altre biade; e ciò avviene per una quantità di famiglie. Ancora, il pane del signore non viene rifiutato a nessuno che vada a chiederlo. E dovete sapere che ogni giorno presentano più di trentamila persone, questo avviene tutto l’anno. E’ una gran bontà quella del signore e perciò egli è adorato come un dio dal popolo. Ora lasciamo Cambaluc ed entriamo nel Catai per raccontare delle grandi cose che vi sono.

La figura del Gran Khan
Kublai Khan (28 agosto 1215 – 18 febbraio 1294) è stato un condottiero mongolo, nonché fondatore del primo Impero cinese della Dinastia Yuan. Figlio secondogenito di Tolui e Sorghaghtani Beki, quindi nipote di Gengis Khan e successore del fratello Munke, Kublai è anche noto come l'ultimo dei Gran Khan. Appartenne a una famiglia di condottieri, conquistatori e sovrani mongoli: suo fratello Hülegü conquistò infatti la Persia fondando l'Ilkhanato, e anche suo cugino Kaidu fu un importante condottiero mongolo e per tutta la sua vita fu acerrimo oppositore dello stesso Kublai Khan. Nel Milione è descritto come un uomo sensibile ai problemi del suo popolo e perciò un ottimo governatore: in molte occasioni Marco si sofferma sulle particolari misure adottate nel suo Impero volte a tutelare i raccolti in tempi di siccità o i villagi in caso di catastrofi. Inoltre Marco lo identifica come un uomo colto e intelligente, ammirando la sua indole aperta e tollerante verso la cultura e le religioni occidentali. In questo passo Polo descrive l'aspetto fisico del Khan:

Lo Grande Signore de' signori, che Coblai Kane è chiamato, è di bella grandezza, né piccolo né grande, ma è di mezzana fatta. Egli è carnuto di bella maniera; egli è troppo bene tagliato di tutte le membre; egli à lo suo viso bianco e vermiglio come rosa, gli occhi neri e begli, lo naso bene fatto e ben li siede. (...) Dal Milione, cap. LXIX

Parafrasi:

Il grande "re dei re" che è chiamato Cublai, ha una bella statura: né piccolo, né grande, medio. Egli è bene in carne, fin troppo ben fatto in tutte le membra. Ha il viso bianco e rosso, sembra una rosa, gli occhi neri e belli, il naso regolare e proporzionato.

(...) Egli àe tuttavia quattro femine, le quali tiene per sue dirette moglie. (...) Elle sono chiamate imperadrici, e ciascuna di queste donne tiene corte per sé, e non vi n'à niuna che non abbia trecento donzelle, e ànno molti valetti e scudieri e molti altri uomini e femine, sicché ciascuna di queste donne à bene in sua corte mille persone. E quando vuole giacere con niuna di queste donne, egli la fa venire in sua camera e talvolta vae alla sua. Egli tiene ancora molte amiche; e diròvi come: egli è vero ch'egli è una generazione di Tartari, che sono chiamati Ungrac, che sono molto bella gente e avenante, e di queste sono scelte cento le piú belle donzelle che vi sono, e sono menate al Grande Kane. (...) Ancora sappiate che 'l Grande Kane à di sue quattro moglie ventidue figliuoli maschi; lo maggiore avea nome Cinghi Kane, e questi dovea essere Grande Kane e segnore di tutto lo 'mperio. Or avenne ch'egli morío, e rimase uno figliulo ch'a nome Temur, e questo Temur dé essere (Grande) Kane e signore, (e) è ragione, perché fu figliuo(lo) del magiore figliuolo. (...) Dal Milione, capp. LXIX e LXX.

Parafrasi:

(...) Quattro donne egli tiene come mogli legittime, (...) esse hanno tutte il titolo di imperatrice. Non ce n'è una che non abbia trecento damigelle e valletti eunuchi (...); in complesso ognuna di queste donne ha alla sua corte più di mille persone. (...) Egli ha anche numerose amiche: e vi dirò in verità che esiste une stirpe di Tartari, gli Ungrat, che sono molto belli e avvenenti, tra questi si scelgono le più belle fanciulle che poi vengono condotte dal Gran Can. (...) Dovete sapere che dalle sue quattro mogli il Gran Can ha ventidue figli maschi, il maggiore si chiamava Cinghis Can, questi doveva essere Gran Can e sovrano di tutto l'impero. Ora avvenne che egli morì e rimase un figlio che ha nome Temur, questo Temur è destinato a essere Gran Can e signore in quanto figlio del figlio maggiore. (...)

Con questo passo, Marco presenta le usanze del Gran Khan, in particolare quelle che riguardano la sfera della poligamia, chiaramente in contrasto con la cultura occidentale.

La moneta
IL viaggio di Marco Polo attraversò moltissimi territori, ognuno con la proria cultura e la propria lingua, una vera "Babele". Questo avrebbe potuto rendere quesi impossibili i commerci tra le diverse popolazioni, ma esisteva un linguaggio comune a tutte le genti, il "dollaro" di quel tempo? Sicuramente si svilupparono vari metodi di pagamento comuni in quasi tutte le regioni:

Il salgemma:

[...]E le montagne di verso mezzodie sono molto grandi, e sono tutte sale. E vengono da la lunga trenta giornate per questo sale, perch'è lo migliore del mondo; e è sí duro che no se ne può rompere se non con grandi picconi di ferro; e è tanto che tutto il mondo n'avrebbe assai i(n)fino a la fine del secolo.[...] cap. XLV - De la montagna del sale

Il metodo di pagamento più diffuso all'epoca, oltre al baratto, era il Salgemma (il minerale da cui si può ricavare il sale), che veniva raccolto nelle miniere e distribuito sotto forma di pani, anche se esistevano altre "monete", più pregiate e facili da trasportare come il corallo o l'oro.

le Banconote:

Una delle innovazioni più importanti che il viaggio dei Polo portò all'occidente è la banconota: nell' Impero mongolo circolavano stampe su carta derivata dalla corteccia del gelso che potevano essere convertite in materiali pregiati. L'utilizzo di questa moneta era però limitato al territorio di Kublai, infatti spesso non erano accettate oltre i suoi confini, e saranno criticate dalle personalità conservatrici dell'occidente, come alcuni grandi dottori della Chiesa.